COWORKING, UNA SOLUZIONE ALLO SMART WORKING

FLESSIBILITA’ LAVORATIVA

Sono anni che si parla di flessibilità lavorativa, ma oggi questa parola prende una connotazione totalmente differente.

Flessibilità lavorativa: ieri VS oggi
Prima con il termine flessibilità in ambito lavorativo venivano in mente significati come: orari di lavoro extra in caso di necessità aziendali, clausole contrattuali a breve termine, rinuncia a garanzie lavorative (e purtroppo a volte anche di diritti). O ancora: disponibilità a trasferte, attività non strettamente legate al tuo profilo professionale, e via dicendo.

Oggi invece con il termine Smart Working” (lavoro agile o lavoro flessibile) si intende una nuova visione della quotidianità lavorativa. Complice anche la crisi economica che questa pandemia si porta dietro, molti professionisti e aziende si sono trovati a sperimentare – in modo più o meno obbligato – il lavoro da casa.
Da una parte, in questa fase emergenziale questo contribuisce all’obiettivo comune di limitare i contatti e quindi tentare di arginare la diffusione del contagio. Dall’altra lo smartworking –  in particolare per le nuove dinamiche lavorative che si stanno creando – diventa anche un’opportunità (anzi spesso una vera e propria necessità) per alleggerire i costi fissi di utilizzo e gestione di una struttura aziendale.

Niente di male, anzi sicuramente un valido intento per salvaguardare il lavoro reale e rinunciare a quanto, in alcuni casi, non è strettamente necessario: il concetto di smartworking supera infatti l’idea di avere uno spazio di lavoro unicamente nella propria azienda e questo permette non solo di avere maggior flessibilità da parte del lavoratore, ma, spesso, anche una maggiore semplicità di gestione da parte dell’azienda stessa.

Per alcuni smartworker che l’hanno già sperimentata, questa nuova dinamica è stata una vera rivoluzione. Ma quello che ci chiediamo è: il risvolto di questa rivoluzione è positivo o negativo?
In realtà non c’è (come quasi sempre) una risposta univoca a riguardo: è palese che lavorare da casa possa rivelarsi una vera e propria “manna dal cielo”, soprattutto per chi in questo modo può organizzarsi e gestirsi al meglio tra vita professionale e privata, o per chi era costretto a fare il pendolare tra una città e l’altra dedicando ore tutti i giorni agli spostamenti o, ancor peggio, bloccati nel traffico.

Ma non è questo l’unico punto di vista! Ci sono momenti lavorativi che necessitano di un ambiente dedicato, che possa fornire il comfort, i servizi, la concentrazione o la professionalità adeguati. E la propria abitazione in questi casi non risulta sempre il luogo più adatto per conciliare lavoro e vita privata.

E i coworking che ruolo hanno?
Per definizione temporanei, flessibili e adattabili alla maggior parte delle esigenze lavorative, i coworking sono un punto chiave per questa rivoluzione che stiamo vivendo.
Sempre più diffusi nelle città, possono diventare veri e propri nodi di una rete professionale che si estende sul territorio e che coinvolge sia le aziende che i lavoratori del settore pubblico e privato.
Questo porterebbe inoltre ad un nuovo disegno di aziende diffuse, con un impatto decisivo sugli spostamenti, sul traffico, sullo stress.

Ecco che la parola ‘flessibilità’ torna al suo significato positivo e propositivo: ci attendiamo quindi in un futuro prossimo una nuova configurazione ‘smart’ nell’organizzazione lavorativa, vantaggiosa sia per i lavoratori che per le aziende.

 

Questa trasformazione è ormai imprescindibile: la sfida sta nel riuscire ad immaginare, interpretare e disegnare correttamente il nuovo tessuto logistico e organizzativo che connette le attività lavorative, i territori e la popolazione.